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Preso Visione

Esperienze

 

TESTIMONIANZA

Mi chiamo Gabriella e sono una insegnante che ama il suo lavoro e conosce la ricchezza dell'amicizia e della vicinanza al prossimo.

 

Sono credente con i limiti di tutti gli esseri umani, ma credo che la Fede debba smuovere gli animi e si debba trasformare in opere di bene e in continuo messa in discussione del nostro operato.

 

Avevo questo concetto ben fermo quando ho condiviso con altre persone (alcune care amiche) questa esperienza dell'A.V.O..

 

Fatto il corso di formazione insieme alla mia amica Gabriella Grandinetti e pronte ad iniziare, abbiamo subito affrontato in prima persona e da soggetti interessati l'esperienza ospedaliera. La mia amica ha subìto un importante intervento chirurgico ed è rimasta in ospedale per molti giorni. L'ospedale era in una struttura antica, il convento dei cappuccini di Sant'Antonio riadattato a struttura sanitaria e non dotato di moderni confort.

 

Ricordo di quei giorni il caldo soffocante, l'afa, la costrizione di lei a stare ferma, l'attesa dei referti medici, il suo sorriso nell'accogliermi.

 

Nel fare quella esperienza capivamo che era una lezione che avrebbe permesso ad entrambe di capire meglio gli ammalati.

 

Non so se è stato così, ma sicuramente noi sapevamo scorgere spesso il bisogno di silenzio, la sensazione di abbandono, la sete o il caldo, la paura e l'attesa con un semplice sguardo. Con lei ho fatto qualche turno, e intanto si costruiva intorno a noi la struttura stessa dell'A.V.O. lametino. Io e lei abbiamo vissuto i vari ruoli: tirocinanti, volontarie e dopo poco responsabili di reparto, lei in seguito Presidente.

 

Entrate in ospedale e creare un servizio di volontari non è stato sempre facile. Accolti con perplessità e con una celata diffidenza da alcuni, abbiamo avuto da altri appoggio e disponibilità.

 

I medici ospedalieri gentilissimi, si sono detti pronti a dare lezioni per il corso di formazione, altri ci hanno dato preziosi consigli; il personale infermieristico, dopo un primo momento, avrebbero anche voluto una presenza più attiva. Ma il compito dei Volontari A.V.O. non era sostituirsi agli infermieri ma solo quello di ascoltare e fare da supporto psicologico all'ammalato (umanizzare il reparto.). Siamo entrati in ospedale in punta di piedi, come gli elefanti in una cristalleria e li siamo rimasti ben attenti a non rompere neppure un pezzo.

 

Lungo il cammino, ho perso la mia amica nel giugno del 2005 in un tragico incidente stradale, e mi sono ritrovata a dover svolgere la funzione di vice presidente dell'A.V.O..

 

Oggi come allora confido sempre nella mia amica che continua a guidarci con pazienza e saggezza.

 

Attorno a me oggi e al nostro aureo presidente Vincenzo Nicastri si sono stretti adulti e giovani con entusiasmo, disponsabilità e senso di responsabilità. Ringrazio i giovani per tutto quello che di bello e di gioioso hanno dato all'Associazione in questi anni; gli adulti che hanno donato due ore del loro tempo al servizio degli ammalati.

 

La mia testimonianza vuole finire con le parole della mia amica:

 

"Bisogna strapparsi da quello che ti emoziona,

 

per Amore di ciò che ti corrisponde di più,

 

che è più giusto, più vero, più bello".

 

Grazie..

 

G.L.

 


 

In compagnia dell'AVO

Sono passati ormai tre anni da quando sono entrata a far parte di questa Associazione, ma sembra ieri…E' difficile cercare di raccontare le cose belle e le esperienze che ti cambiano la vita e ti trasmettono forti emozioni…ho conosciuto l’avo così, per caso, leggendo un semplice volantino che descriveva i nuovi corsi di formazione, ma forse leggendo cominciavo a capire che qualcosa mi spingeva a dover provare. Così iniziai il primo corso di formazione ed ero sempre più convinta che ciò che stavo facendo era la scelta giusta. Ogni incontro mi sembrava sempre più bello, ma soprattutto sempre più affascinante, all’ inizio non pensavo fosse così. Decisi di intraprendere questo nuovo cammino di vita! Arrivò il giorno del colloquio, ero molto tesa perché non sapevo cosa  rispondere a qualsiasi domanda mi venisse posta e come dovevo comportarmi, ma ho pensato "è meglio essere sempre se stessi". Così presi in mano il colletto blu e il tesserino di riconoscimento con il mio nome e pensai: "Mizzica sto facendo qualcosa d’importante". Il giorno del mio primo turno nel reparto di ortopedia era vicino ma volevo non arrivasse mai perché pensavo di non essere in grado di attuare ciò che avevo appreso dagli incontri di formazione; ero sconcertata e tesa, quando misi il camice fu come se avvenisse una magia, ero li per fare qualcosa di speciale, dovevo portare a termine una missione speciale e con il tempo mi sono resa conto che è veramente una missione speciale.

 

Poter dare un sorriso a chi ti guarda impaurito, ascoltare racconti estranei al tuo mondo ma che ti fanno capire come era la vita di chi ti sta di fronte, prendere la mano di chi te la tende per cercare sicurezza e conforto, osservare gli sguardi di chi non riesce ad esprimersi ma quegli occhi ti raccontano di tutto. Di stanza in stanza capivo di poter fare qualcosa per chi mi stava accanto e che si trovava in uno stato di disagio temporaneo. Dopo aver finito il turno mi sentivo felice, non vedevo l’ora di uscire e raccontare ai miei amici cosa avevo fatto e come quella esperienza ogni Sabato mi cambiava la vita. Dopo tre anni resto fermamente convinta della scelta che ho fatto e posso dire che l’Avo ti cambia la vita!

 

L’avo adesso è come se fosse una seconda famiglia. Consiglio a chiunque di fare questa esperienza e capire che la vita è anche questo!!    

 

G.